Supplica a mia madre
Poesia di Pier Paolo Pasolini (scheda del poeta)
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Testo della poesia:
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Analisi della poesia
Importante: Non copiare questo testo senza citare la fonte! Se vuoi riportarlo altrove, specifica che è stato preso da qui. Non copiare tutta la pagina: cita una parte del testo e inserisci un link di rimando a questa pagina. Violare queste regole potrà portare a conseguenze legali. Info sul copyright
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Pasolini ha scritto una poesia davvero struggente e intensa.
Quest'opera merita di essere letta e riletta più volte. Non si tratta infatti di una semplice memoria a un genitore. Non è solo un omaggio alla mamma. Si tratta infatti della celebrazione di un legame molto forte, da cui l'autore trae forza e coraggio.
La seguente strofa è davvero stupenda:
Sono parole bellissime che sottolineano il legame tra i due e il riconoscimento della figura materna come persona che più di ogni altra conosce il proprio figlio.
Pasolini considera la mamma insostituibile nella propria vita. Questo ha anche un risvolto triste e inaspettato per chi legge. Egli infatti scrive:
Pasolini non vuole restare solo, ha bisogno dell'amore della madre. Questo amore così grande e forte, determina di riflesso la paura della solitudine, perchè sente che nessun'altra potrà mai sostituirla.
L'autore utilizza poi la parola 'schiavitù', per definire quel rapporto stretto con la madre.Si tratta della schiavitù di chi ama in modo infinito e sente di ricevere altrettanto amore. Ha trascorso la vita ad amare sua madre, ricevendo da questo amore quello che definisce ' l'unico modo per sentire la vita'. E alla fine dell'opera, Pasolini supplica la madre di non morire, di rimanere con lui.
Per Pasolini sua madre era unica e insostituibile, l'unica madre possibile. La stessa a cui diede il ruolo di Maria nel film da lui girato nel 1964: "Il vangelo secondo Matteo".