Portami il girasole ch'io lo trapianti
Poesia di Eugenio Montale (scheda del poeta)
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Testo della poesia:
Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.
Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.
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Analisi della poesia
Importante: Non copiare questo testo senza citare la fonte! Se vuoi riportarlo altrove, specifica che è stato preso da qui. Non copiare tutta la pagina: cita una parte del testo e inserisci un link di rimando a questa pagina. Violare queste regole potrà portare a conseguenze legali. Info sul copyright
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Montale ha riempito questa poesia di immagini e riflessioni bellissime. Non è però semplice recepire i vari messaggi con una lettura superficiale dell'opera. Bisogna infatti rileggerla più volte per apprezzarla appieno.
Il poeta chiede un girasole, non una pianta qualsiasi, ma proprio il girasole.
La pianta è particolare, è giallina e si differenzia dalle altre. Montale ci parla nella prima strofa, di un terreno arido che definisce "bruciato dal salino". Il terreno è probabilmente una metafora dell'animo.
C'è un contrasto, cercato e voluto dall'autore, tra il colore giallo del girasole e l'azzurro del cielo.
La seconda strofa è molto particolare. Ci parla della "ventura delle venture", riferendosi all'atto dello svanire. La strofa inizia dicendoci queste parole:
Le "cose oscure", i "corpi in un fluire di tinte", le musiche, sono tutti elementi connessi all'animo umano e alla vita che finisce. Il momento in cui si svanisce, la morte, è quindi visto come un attimo sublime, un processo quasi artistico nel quale le cose oscure tendono alla chiarità. Non è una morte vista in modo catastrofico, ma in modo sublime, con il corpo e la propria interezza che si ergono come la musica.
Questo processo così sublime prosegue nell'ultima strofa. Qui lo stupore e la meraviglia di ciò che ci attende si ricollegano alla "preghiera" già avviata nella prima strofa. Montale chiede che gli venga portata la pianta di girasole, perchè la definisce come la pianta che conduce a un livello superiore, luminoso, evanescente.
L'intera poesia può essere considerata come una preghiera in cui il poeta non chiede una vita migliore o cose materiali, ma una sorta di "illuminazione" superiore, in attesa del passaggio verso una dimensione diversa e luminosa.