Uomo del mio tempo
Poesia di Salvatore Quasimodo (scheda del poeta)
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Testo della poesia:
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Guarda il video per approfondire
Link diretto al video: Poesia "Uomo del mio tempo"
Analisi della poesia
Importante: Non copiare questo testo senza citare la fonte! Se vuoi riportarlo altrove, specifica che è stato preso da qui. Non copiare tutta la pagina: cita una parte del testo e inserisci un link di rimando a questa pagina. Violare queste regole potrà portare a conseguenze legali. Info sul copyright
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Salvatore Quasimodo mette al centro della poesia un concetto molto semplice: l'uomo non cambia la propria natura.
La prima parte dell'opera è un'accusa al comportamento degli uomini.
"Sei ancora quello della pietra e della fionda", dice lo stesso Quasimodo riferendosi all'uomo. Perchè gli uomini hanno conservato la propria natura legata all'istinto, lo stesso istinto degli animali, lo stesso di tutti coloro che nel corso della storia hanno ucciso e sterminato i propri simili.
Molto bella la metafora delle "ali maligne" (riferendosi ai piloti degli aerei da guerra) e l'espressione "scienza esatta persuasa allo sterminio", altra metafora ben collegata alla precedente, così come le "meridiane di morte" (le ombre create dagli aerei che preannunciano lo sterminio che stanno per causare).
Notevole e intenso il riferimento alla Genesi, quando si riferisce all'odore del sangue versato dagli uomini. Come Caino, così l'uomo "moderno" continua a macchiarsi di omicidi e atti orribili. Quasimodo, nella prima parte della poesia, ci dice di aver riconosciuto tante volte questo uomo violento vedendolo nei carri armati, vicino alla forca, accanto alle ruote di tortura.
L'opera può essere anche vista come una riflessione amara su come la tecnologia e la scienza non siano state in grado di migliorare il comportamento umano. Sono cambiati gli strumenti, il progresso ha reso tutto più facile e moderno, eppure gli uomini continuano a combattersi come facevano un tempo, quando si usavano la pietra e la fionda. L'uomo ha quindi mantenuto una mentalità da cavernicolo, nonostante le armi e le tecnologie sofisticate. Quasimodo ricalca questo concetto attraverso la bella sinestesia "eco fredda", in riferimento al già citato passo della Bibbia che mette in risalto il ripetersi sistematico dell'omicidio come comportamento umano nel corso di tutte le epoche.
La seconda parte contiene invece un invito da parte del poeta, a distaccarsi dai padri che hanno reso possibile ciascuno degli stermini avvenuti. Il poeta esorta tutti a non commettere gli stessi sbagli che hanno portato alla morte di tante persone, ma a formare una società nuova, totalmente diversa. Nei versi finali possiamo trovare figure retoriche molto interessanti, come gli uccelli neri, che simboleggiano la morte, le "nuvole di sangue" (riferite appunto al sangue versato) e il vento, inteso come capace di spazzare via tutto, cosa che è effettivamente avvenuta con gli stermini.