Il poeta Foscolo






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foscolo

Ugo Foscolo, nel corso della sua vita fu sempre fedele ad alcuni ideali, tra cui come l'amore per la patria, la libertà, la bellezza femminile, l'amicizia. Questi ideali furono come una religione per lui che li chiamò "illusioni", dando a questa parola il valore non di inganno ma di vera esigenza dello spirito.

In particolare, il desiderio di libertà lo portarono a non accettare le imposizioni dovute alle invasioni straniere (come quella francese) sul suolo italiano. Preferì quindi l'esilio e nelle sue opere, tale tema è espresso perfettamente, soprattutto nell'opera "Le ultime lettere di Jacopo Ortis", romanzo epistolare in cui il ribelle Jacopo indirizza lettere all'amico Lorenzo Alderani.

La ragione lo porta a credere che la morte sia la fine di tutto, ma non può fare a meno di pensare alla trasformazione della materia. Per sopperire a questa angoiscia, Foscolo si affida alla sua "religione delle illusioni". Le illusioni si contrappongono alla ragione e portano l'uomo a credere in valori o ideali che non trovano alcuna realizzazione nella vita reale.

Nell'opera I sepolcri, Foscolo parte dalla constatazione che le tombe, per chi si lascia guidare dalla ragione, sono inutili. Ma l'uomo, attraverso l'illusione dell'immortalità di coloro che non ci sono più, può anelare a grandi imprese e continuare a impegnarsi, accompagnato dall'illusione dei sepolcri. Tale illusione genera tra vivi e morti una “celeste corrispondenza d’amorosi sensi".
Nei sepolcri, la rima non è utilizzata, ma ciò non toglie musicalità allo scorrere dei versi.

La Poesia viene considerata da Foscolo come lo strumento migliore per esprimere le illusioni. Nesun altro mezzo infatti è ritenuto così efficace.


I Sonetti riflettono tutta l'esperienza sociale e umana di Ugo Foscolo. Essi mettono in luce il suo atteggiamento nei confronti della vita. Si possono infatti trovare la delusione per il Trattato di Campoformio, il dolore per la morte del fratello che si è suicidato, le preoccupazioni pressanti per il proprio percorso di vita e la concezione materialistica della natura.
 

Lo stile dei sonetti è simile a quello che si ritroverà nei Sepolcri, appassionata sintesi di romantica intimità e di classica virilità compostezza e, come nel carme maggiore, vi è in essi l'uso modulato dell'endecasillabo reso ampio dal movimento delle strofe fino a rendere i versi simili ad una mesta musica che ha però la solennità della meditazione del poeta sui temi che riguardano la vita, la morte e il destino.

L'originalità del sonetto foscoliano è da rintracciare nella sua particolare impostazione metrico-stilistica. L'autore riesce infatti a variare con grande abilità lo schema classico del componimento alternando, come nel sonetto "Alla sera" il movimento solenne delle quartine a quello più serrato delle terzine.
 

Tra i sonetti più famosi ricordiamo A Zacinto e Alla sera.

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