Il poeta Leopardi
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Giacomo Leopardi è ritenuto il maggior poeta dell'Ottocento italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale, ma la profondità della sua riflessione sull'esistenza ne fa anche un filosofo di notevole spessore.
La straordinaria qualità lirica della sua poesia e la profonda riflessione sulla condizione umana fanno di lui un protagonista centrale nel panorama letterario e culturale europeo e internazionale con ricadute che vanno molto oltre la sua epoca.
La poesia di Leopardi nasce soprattutto da un dolore tanto universale quanto personale. Il tema del dolore trattato da Leopardi si può trovare nell'opera Zibaldone e nei Canti, ma ha diverse sfaccettature.
Possiamo infatti trovare il dolore per la propria patria, l'Italia, divisa e umiliata dalle dominazioni straniere. Il tempo che scorre inesorabilmente è un altro tema a lui caro. È presente il dolore per lo sfiorire della giovinezza e quell per la morte che pone fine all'esistenza.
Il dolore che il Leopardi avverte nella vita umana (e nella propria) in un certo senso è percepito come positivo, perchè lo intende come un destino in fondo positivo. Tale riflession porta l'autore a vergognarsi dei propri pensieri e così facendo ricade spesso nel suo famoso pessimismo cosmico.
A proposito del pessimismo, va detto che quello del Leopardi si configura in diverse forme. All'inizio è un pessimismo soggettivo, dovuto all'idea che la vita sia spietata con lui, per poi diventare un pessimismo storico dovuto alla ragione che domina l'epoca moderna.
Il passato è quindi per Leopardi nettamente migliore del presente. La natura era considerata maggiormente dagli antichi e per lui è l'unica fonte momentanea di piacere. Essa produce nell'uomo delle illusioni che offrono una felicità irreale, ma che mascherano la sofferenza della realtà.
Come dimostrato da molte delle pagine della sua opera Zibaldone, Leopardi arriva al cosiddetto pessimismo cosmico. L'infelicità fa parte della vita dell'uomo, che quindi è destinato a soffrire per tuttala vita. La natura è colpevole dei mali dell’uomo, lo persegue e alimenta la sua sofferenza. Nell'opera La ginestra, arriva anche a definire la natura stessa come 'matrigna'.
La vita va quindi vista in maniera distaccata, perchè secondo Leopardi “tutto è male” ed è inutile ribellarsi a quello che è un destino immutabile. In tale condizione immutabile, l'unico rimedio è quindi l'alleanza e la solidarietà tra gli uomini. Ma questa idea è a sua volta un'utopia, in quanto considerata irrealizzabile.
La condizione di sofferenza immutabile dell'uomo, può essere trovata espressa perfettamente nell'opera Canto notturno di un pastore errante dell’Asia. che nella sua conclusione esprime in maniera precisa il suo pessimismo.
Successivamente, Leopardi scopre l'esistenza di un' altra natura, che ne stravolge il concetto precedente. È una natura come "Spirito alienato". È lo specchio della psiche umana, è sentimento espresso in modo indiretto.
Per lui la Natura è quindi una scoperta nella immediatezza estetica della conoscenza poetica, e ciò causa una ribellione nei confronti di un atteggiamento intellettualistico che egli identifica immediatamente come tradimento della poesia. Leopardi, infatti, inizia a un certo punto della propria vita a maturare una posizione verso il romanticismo.
La "Natura" per lui non è riducibile né a "Sentimento" né a "Ragione"; la "Natura" è "Physis", è vita (in greco, il significato originario di Physis è "nascimento", il venire alla luce).
La sua opera poetica è racchiusa principalmente nei Canti, mentre le ragioni del suo grande pessimismo sono raccolte nell'opera in prosa Operette morali. Altre opere celebri sono la poesia A Silvia (che descrive pienamente il concetto della morte prematura che è positiva, oltre a quello della natura matrigna), le opere Alla luna e L'infinito.
La straordinaria qualità lirica della sua poesia e la profonda riflessione sulla condizione umana fanno di lui un protagonista centrale nel panorama letterario e culturale europeo e internazionale con ricadute che vanno molto oltre la sua epoca.
La poesia di Leopardi nasce soprattutto da un dolore tanto universale quanto personale. Il tema del dolore trattato da Leopardi si può trovare nell'opera Zibaldone e nei Canti, ma ha diverse sfaccettature.
Possiamo infatti trovare il dolore per la propria patria, l'Italia, divisa e umiliata dalle dominazioni straniere. Il tempo che scorre inesorabilmente è un altro tema a lui caro. È presente il dolore per lo sfiorire della giovinezza e quell per la morte che pone fine all'esistenza.
Il dolore che il Leopardi avverte nella vita umana (e nella propria) in un certo senso è percepito come positivo, perchè lo intende come un destino in fondo positivo. Tale riflession porta l'autore a vergognarsi dei propri pensieri e così facendo ricade spesso nel suo famoso pessimismo cosmico.
A proposito del pessimismo, va detto che quello del Leopardi si configura in diverse forme. All'inizio è un pessimismo soggettivo, dovuto all'idea che la vita sia spietata con lui, per poi diventare un pessimismo storico dovuto alla ragione che domina l'epoca moderna.
Il passato è quindi per Leopardi nettamente migliore del presente. La natura era considerata maggiormente dagli antichi e per lui è l'unica fonte momentanea di piacere. Essa produce nell'uomo delle illusioni che offrono una felicità irreale, ma che mascherano la sofferenza della realtà.
Come dimostrato da molte delle pagine della sua opera Zibaldone, Leopardi arriva al cosiddetto pessimismo cosmico. L'infelicità fa parte della vita dell'uomo, che quindi è destinato a soffrire per tuttala vita. La natura è colpevole dei mali dell’uomo, lo persegue e alimenta la sua sofferenza. Nell'opera La ginestra, arriva anche a definire la natura stessa come 'matrigna'.
La vita va quindi vista in maniera distaccata, perchè secondo lui “tutto è male” ed è inutile ribellarsi a quello che è un destino immutabile. In tale condizione immutabile, l'unico rimedio è quindi l'alleanza e la solidarietà tra gli uomini. Ma questa idea è a sua volta un'utopia, in quanto considerata irrealizzabile.
La condizione di sofferenza immutabile dell'uomo, può essere trovata espressa perfettamente nell'opera Canto notturno di un pastore errante dell’Asia. che nella sua conclusione esprime in maniera precisa il suo pessimismo.
Successivamente, Leopardi scopre l'esistenza di un' altra natura, che ne stravolge il concetto precedente. È una natura come "Spirito alienato". La è lo specchio della psiche umana, è sentimento espresso in modo indiretto.
Per lui la Natura è quindi una scoperta nella immediatezza estetica della conoscenza poetica, e ciò causa una ribellione nei confronti di un atteggiamento intellettualistico che egli identifica immediatamente come tradimento della poesia. Leopardi, infatti, inizia a un certo punto della propria vita a maturare una posizione verso il romanticismo.
La "Natura" per lui non è riducibile né a "Sentimento" né a "Ragione"; la "Natura" è "Physis", è vita (in greco, il significato originario di Physis è "nascimento", il venire alla luce).
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