Il poeta Pascoli
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Giovanni Pascoli risentì non poco dei drammi patiti da giovanissimo. La morte dei genitori e lo sgretolamento progressivo del nucleo familiare (che tentò inutilmente di riconsoliare in vari periodi della sua vita), divennero il simbolo della mancanza di certezze nella vita. Anche la precarietà continua a cui fu costretto a sottostare negli anni del liceo e dell'università, così come la solitudine, lo portarono a un atteggiamento pessimistico nei confronti della vita.
Tutto ciò si può trovare chiaramente nelle sue opere. La morte, nella sua poesia, è una presenza continua che non abbandona mai l'uomo e il poeta ne parla attraverso richiami al mondo della natura, che percepisce in maniera inquietante. Perchè il poeta Pascoli, tutte le forme del cosmo appaiono strane e ambigue e la presenza costante del male nell'animo umano lo turba notevolmente.
Tale visione negativa della vita portò inevitabilmente il poeta a desiderare di fuggire dalle città per rifugiarsi nella natura.
In molte opere lo scenario è quello del mondo naturale, con paesaggi nei quali illustra la vita di piccole creature e i colori della flora. I suoi assumono una grande importanza e finisce per considerarli come voci umane, rimandendo quindi coerente con la sua visione ambigua del cosmo e della natura.
In tutte le sue poesie non mostra quasi mai immagini chiare e ben definite, ma sempre indefinite, quasi immateriali. Utilizza quindi molte metafore, allegorie e sinestesie. Tuttavia, il messaggio che manda nella sue opere è sempre chiaro e facilmente comprensibile: all'interno di descrizioni e immagini quasi cifrate, si riconosco i desideri e le paure del poeta.
Tra i temi principali, troviamo quello del "nido", ovvero Il simbolo della ricostruzione di quello che restava della sua famiglia. Il nido è anche simbolo di una regressione psicologica verso l'infanzia. E da questo deriva anche "il fanciullo interiore".
Il poeta, per il Pascoli, è quel fanciullino presente in ognuno di noi, un fanciullino che rimane piccolo e sempre presente nell'animo, anche dopo la crescita e l'invecchiamento naturale del corpo. La verità, secondo il Pascoli, non va raggiunta attraverso il ragionamento ma in modo intuitivo e irrazionale. Ogni elemento della realtà non va osservato analiticamente, ma con stupore, con la meraviglia tipica dei bambini. Anche la poesia deve essere spontanea e intuitiva, mai razionale.
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