Come scrivere in versi

L'enciclopedia Wikipedia definisce così il verso:

"Il verso è l'unità metrica base per la poesia, sia sotto il punto di vista ritmico che puramente visivo. Tipograficamente è delimitato dalla discesa a capo.

Nella metrica scolastica, consiste in una successione di sillabe strutturata secondo certe regole (in base al loro numero, alla dislocazione delle sillabe toniche e atone, e alla posizione degli accenti)."

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poesie

Il verso è quindi basato sulle sillabe. Un poeta alle prime armi dovrebbe allora preoccuparsi del numero preciso di sillabe da utilizzare in ogni verso?

In realtà la questione andrebbe affrontata in maniera diversa.
Prima di tutto, occorre precisare alcune "regole" basilari:

  • La poesia, ovviamente, ogni tanto deve "andare a capo". Non si può scrivere una poesia come si scrive la prosa.

  • I versi, in linea generale e salvo casi particolari, non dovrebbero essere troppo lunghi. Nel dubbio, è meglio scrivere versi brevi e andare a capo spesso.

  • La poesia non è composta solo da versi ma può essere divisa anche in strofe. Una strofa è un insieme di versi. Le strofe sono quindi versi raggruppati in blocchi di testo. E' opportuno dividere le strofe facendole terminare con un punto, un punto e virgola o, in alcuni casi, da una virgola. Inoltre, è importante lasciare dello spazio tra una strofa e l'altra. Il momento e il punto giusto in cui terminare una strofa dipendono dalle intenzioni del poeta e dal fine espressivo ricercato.
    E' opportuno precisare che non tutte le poesie sono suddivise in strofe.

 

    scrittura Questi sono solamente concetti di base, che possono essere adattati al proprio stile a seconda di come si intende costruire la poesia. La poesia italiana tradizionale si basa sui versi che vanno dal quadrisillabo (quattro sillabe) all'endecasillabo (undici sillabe, nella forma più comune).

Il numero di sillabe di ogni verso è quindi un elemento base. Non è detto però che un poeta debba per forza uniformarsi a schemi predefiniti, perchè può anche decidere di seguire una metrica libera.

In ogni caso, il poeta dovrebbe cercare di non andare a capo in maniera casuale. Può essere opportuno cambiare l'ordine delle parole o utilizzare dei sinonimi per modificare il ritmo e la musicalità dei versi, specialmente nell'ultima parola.

Ora passiamo a vedere qualche esempio pratico per capire come rendere efficaci i propri versi.

Prendiamo la poesia "Natale", di Ungaretti.
La prima parte è la seguente:

Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.


Se Ungaretti l'avesse riscritta in questo modo sarebbe stato diverso:

Natale. Guardo il presepe scolpito dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.

Prima di tutto, notiamo subito una disposizione meno elegante dei versi: il primo molto lungo e il secondo breve.
In secondo luogo, non c'è più la virgola a terminare il primo verso. Teniamo presente che la virgola corrisponde a una pausa nella lettura. Nella seconda versione, non esistendo più la virgola, tutto va letto di seguito, a discapito della leggibilità e della musicalità dell'opera.

Provate a leggere ad alta voce entrambe le versioni, avendo cura di fare una pausa nella prima, appena incontrate la virgola.
Visto che differenza? La punteggiatura è quindi essenziale e può influenzare drasticamente il risultato finale.

Ora prendiamo l'ultima strofa della versione originale. Essa termina con la parola Betlemme. La scelta non è casuale, perchè subito dopo c'è un punto che determina una pausa più lunga, più netta. Si tratta di un modo per porre l'attenzione sulla città, sul luogo sacro. Tutto sarebbe stato diverso se il verso fosse stato composto così:

a Betlemme, nella povera stalla.

Non è difficile capire che il significato sarebbe simile. In fondo si parla sempre di un stalla situata a Betlemme. Però in questo modo il verso termina ponendo l'attenzione sulla stalla, quasi a voler mettere in evidenza il fatto che è era povera. Come prima, provate a leggere le due versioni ad alta voce e noterete la differenza.

Il modo in cui terminate un verso, soprattutto se lo fate aggiungendo la punteggiatura alla fine, cambia l'impatto che avrete in termini di musicalità e del messaggio inviato al lettore. Volendo fare un paragone, è come girare la scena di un film con gli stessi attori e le stesse azioni e battute, ma usando inquadrature diverse.

Un conto è un primo piano del protagonista, un conto è invece far ascoltare la sua voce mentre si inquadra un elemento del paesaggio.

Diversi poeti utilizzano le rime. Chiaramente, in questo caso diventa ancora più essenziale il modo in cui si termina ogni verso, perchè di solito, tranne nel caso di rima interna, la rima si costruisce sull'ultima sillaba. Pertanto, bisogna chiudere i versi in modo da privilegiare la rima.

Una bellissima poesia d'amore

Per concludere, spendiamo qualche parola sulla lunghezza non dei singoli versi, ma su quella della poesia nel complesso. Non esiste alcuna regola su quanto debba essere lunga una poesia. Tuttavia, è bene tenere presente che alcune volte le poesie molto brevi lasciano un impatto nettamente maggiore sul lettore.

Se si è capaci di condensare i concetti e di esprimerli in modo adeguato, anche tre o quattro versi possono bastare. Prendiamo per esempio la poesia "Soldati" di Ungaretti:

Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

Per approfondire l'opera vi rimandiamo a questa pagina: Soldati.

In appena quattro versi, l'autore ha mostrato tante cose al lettore e lo ha fatto con concetti semplici quali l'autunno, le foglie, i soldati.
Se avesse scritto la poesia con quindici o venti versi, sicuramente l'opera non avrebbe avuto lo stesso impatto.

Quindi è meglio scrivere poesie brevi?

Dipende.
La poesia lunga può in teoria esprimere molti concetti, ma se non è scritta bene rischia di diventare noiosa, ripetitiva o pesante da leggere. Al contrario, una poesia lunga che utilizza un ritmo e uno stile fluido e trascinante può essere piacevole da leggere.

Ripetiamo quanto già scritto: nel dubbio, meglio non eccedere. Sicuramente è meglio lavorare a lungo su una poesia breve, per migliorarla, piuttosto che lavorare poco su una poesia lunga che può risultare dispersiva se non sappiamo padroneggiare rime, versi, figure retoriche e quant'altro.

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Articolo pubblicato e online dal 21/06/2014 - Vietata la copia non autorizzata. Info sul copyright



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